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Venere e il matrimonio


LE DONNE SONO PER CASO INADATTE?

Digressioni di un autore del ‘500, Michele Montaigne

(….) Ai miei tempi ho visto in qualche buona famiglia usare il matrimonio come espediente scorretto e imbarazzante per stroncare l’amore. Le prospettive sono molto diverse. Non ci facciamo problemi ad amare due cose differenti ed addirittura opposte. Secondo Isocrate, Atene era bella come le amanti. Si amava passeggiare per le sue vie, trascorrervi del tempo. Ma nessuno voleva sposarla, cioè stare a risiedere con lei. Mi hanno sempre dato fastidio i mariti che odiano le mogli perché le tradiscono. La nostra colpa non deve indurci ad amarle di meno. Almeno il nostro pentimento e la nostra compassione dovrebbero rendercele più care. A tal proposito Virgilio parla di scopi differenti e nondimeno compatibili. Il matrimonio presenta tutti i vantaggi dell’utilità, della giustizia, dell’onore e della costanza. Garantisce un piacere piatto, ma duraturo. L’amore si fonda invece soltanto sul piacere, che qui è più stuzzicante, acceso e pungente. Un piacere solleticato dalle difficoltà. Deve pizzicare, bruciare. Senza dardi e senza fuoco non sarebbe amore. Le mogli sono troppo generose della loro liberalità. Smussano la punta della passione e del desiderio. c Basta vedere quanto si sforzano Platone e Licurgo nelle loro leggi per evitare questo intoppo. b Le donne hanno ragione a rifiutare le norme del nostro mondo, anche perché gli uomini le hanno fatte senza di loro. Ovviamente è tutto un accapigliarsi e litigare. E ogni volta che ci troviamo d’accordo con loro è sempre dopo tumulti e tempeste. Secondo Virgilio siamo folli a trattare le donne in questo modo dopo aver riconosciuto che sono incomparabilmente più calde e brave di noi nei giochi dell’amore. Lo testimonia il sacerdote che fu sia uomo che donna e conosceva l’una e l’altra Venere 1
oppure la storia di un imperatore e di un’imperatrice di Roma che, in periodi diversi, furono maestri e famosi in cose del genere. Lui sverginò, è vero, dieci giovani sarmate illibate sue prigioniere nel giro di una notte. Ma lei, dal canto suo, ebbe, sempre nel giro di una notte, venticinque rapporti con uomini diversi, che cambiava a seconda delle voglie e del suo gusto:
Si ritirò stanca, con la vulva tesa, riarsa dal piacere, ma non sazia di maschi. 2

(…..) I dottori non mancano di chiedersi quale sia la natura del desiderio e della voluttà femminili, quali le dimensioni della ragione, dell’austerità e delle virtù delle donne. Tenendo conto dei giudizi contrastanti sui nostri desideri e del fatto che Solone, capo della scuola giuridica, per non sbagliare riduce questa pratica coniugale a sole tre volte al mese b, abbiamo stabilito e ci siamo convinti che la continenza sia una dote propria delle donne, e l’abbiamo garantita con pene capitali ed enormi. Non c’è passione più urgente alla quale pretendiamo che resistano solo le nostre donne. E non semplicemente come se si trattasse di un vizio, ma come se ci si trovasse di fronte a una cosa abominevole ed esecrabile, peggiore perfino dell’ateismo e del parricidio. Ma noi uomini capitoliamo semenza sentirci colpevoli e senza biasimarci. Chi fra di noi cerca di farsene una ragione deve ammettere che si tratta di una cosa difficile o forse anche impossibile. Prova a servirsi di rimedi materiali per domare, indebolire e raffreddare il proprio corpo. Eppure le donne ci piacciono sane, forti, floride, pasciute e pure caste. In altre parole le vogliamo allo stesso tempo calde e fredde. Il matrimonio avrebbe il compito di evitare che brucino. Ma, secondo le nostre usanze, arreca loro poco refrigerio. Quando prendono qualcuno ancora caldo, nel vigore degli anni, spesso questo si vanta di spargere il suo calore altrove: Insomma, abbi pudore o ti porto davanti al giudice: il tuo membro virile mi è costato caro e non ti appartiene più, Basso; tu lo ha venduto 3
Il filosofo Polemone c fu giustamente querelato da sua moglie. Lui, infatti, seminava in un campo sterile ciò che sarebbe spettati a un campo fertile. b Quando invece sposano un uomo debole e fiacco, vivono il matrimonio peggio che se fossero vergini o vedove. Pensiamo che stiano bene, visto che hanno un uomo vicino, proprio come i romani ritennero violata Clodia Leta, una vestale appena avvicinata da Caligola benché tutti sapessero che non c’era stato niente. Ciò aumenta il loro bisogno. Il contatto e la vicinanza di un maschio risveglia il loro calore, che altrimenti sfumerebbe nella solitudine. I sovrani di Polonia Boleslao e Cunegonda, sua moglie, proprio per questo fecero voto di castità, distesi insieme sul letto nuziale, in modo da rendere questa scelta ancora più meritoria, e la mantennero a dispetto della comodità offerta dall’istituto che li univa.

Educhiamo le nostre donne alle astuzie dell’amore fin dall’infanzia. La loro grazia, la pettinatura, quello che sanno, il modo in cui parlano, tutta la loro istruzione non è finalizzata ad altro. Le nutrici plasmano su di loro il volto dell’amore. Glielo presentano di continuo e fino alla nausea. Mia figlia (cioè tutta la mia prole) potrebbe già essere in età da marito, almeno secondo le leggi che permettono alle più calde di sposarsi. Il suo fisico è ancora acerbo. E’ ancora esile e delicata. Comincia appena a svegliarsi dall’ingenuità infantile. Mentre leggeva un libro vicino a me capitò la parola fouteau 4, che in francese significa “faggio”, un albero molto comune. La sua precettrice la fermò bruscamente, facendole saltare tutto il passo. Io non dissi nulla. Non volevo intromettermi nelle regole che avevano stabilito, anche perché non mi occupo dell’educazione femminile, che è un mistero. Inutile immischiarsi. Ma ho avuto l’impressione che la compagnia di venti maschi non avrebbero potuto imprimere nella sua fantasia una comprensione più chiara delle conseguenze e dell’uso di tutte quelle sillabe scellerate, meglio del divieto imposto dalla nutrice.
Alla vergine in età da marito piacciono le danze ioniche, con le quali fiacca le sue membra, e già in tenera infanzia sogna amori indecenti. 5

Devono mettere da parte le convenienze e parlare liberamente. In questi argomenti noi, rispetto alle donne, siamo dei mocciosi. Se le sentiamo parlare tra loro delle nostre abitudini e dei nostri discorsi, possiamo facilmente capire che tutto ciò che noi diciamo loro lo sanno da sempre, l’hanno già digerito. c Non so se essere d’accordo con Platone, secondo il quale, in una vita precedente, le donne furono giovani dissoluti. b Una volta mi trovavo in un luogo in cui potevo origliare qualcosa di un discorso fatto tra donne. A un certo punto dissi: “Madonna! E perché perdiamo tempo a leggere l’Amadigi o le raccolte di Aretino o di Boccaccio per impratichirci?”. Conoscono ogni esempio o gesto meglio di qualunque libro. Quella dell’amore è una dottrina che scorre nelle loro vene.
La stessa Venere le rese consapevoli (6) e che i maestri di scuola, natura, giovinezza e salute instillano di continuo nella loro anima. Non hanno bisogno di imparare quest’arte. Sono loro a produrla.
La compagna del bianco colombo o di qualsiasi altro uccello più lascivo, che mordicchia il suo becco indefessa, gli strappa baci, non gode mai tanto quanto la donna che si abbandona alla passione. 7

1588 Michele de Montaigne, La fame di Venere, le (b) e le (c) rappresentano delle aggiunte posteriori al testo originario
(1) Giovenale
(2) Giovenale 
(3) Marziale
(4) assonanza con il verbo foutre, fottere
(5) Orazio, Odi
(6) Virgilio, Georgiche
(7) Catullo


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