Echi del Solstizio d’Inverno dal mondo antico

(….) Ma torniamo all’antico calendario romuleo di dieci mesi: secondo alcuni studiosi, era l’eco di quello dei popoli di lingua indo-europea. Rifletteva il ciclo dell’anno nelle regioni intorno al polo artico da dove provenivano, secondo la tradizione, gli indoeuropei: dieci mesi di luce cui seguiva la lunga notte polare. «Quando il popolo ario», osserva il Tilak, «migrò più a sud dall’antica patria, fu obbligato a mutare calendario per adattarsi alla nuova patria, aggiungendo due nuovi mesi al vecchio anno. Ma le tracce dell’antico calendario non furono del tutto cancellate e abbiamo molte prove dalla tradizione e dai sacrifici, per poter sostenere che l’anno di dieci mesi, seguito da una notte di due mesi fosse bene conosciuto al tempo degli indo-europei» 1

La notte artica cominciava in realtà verso la fine di novembre, e quindi dicembre non corrisponde esattamente al decimo mese degli indo-europei. Vi corrisponde tuttavia in un altro senso, perché le notti più lunghe dell’anno sono quelle intorno al solstizio, che cade appunto il 21 dicembre quando il sole, toccato il punto più basso, comincia la sua “rinascita” sull’orizzonte. l solstizio d’inverno segna anche l’inizio della stagione fredda, dell’inverno appunto, e rappresenta anche l’inizio della risalita del sole il quale, da lì in avanti, ci regalerà ogni giorno un po’ più luce[1]. Per questo, sin dalla preistoria, in tutto il mondo e in tutte le epoche, sono state realizzate opere orientate verso il punto in cui sorge il sole in questo particolare giorno.

Questo significativo fenomeno astronomico non poteva passare inosservato lungo le sponde del Nilo, infatti, dallo studio condotto dal dott. Juan Belmonte dell’Istituto Astrofisico delle Canarie su 650 templi egizi, è emerso che la maggior parte dei monumenti e siti archeologici sono stati progettati per celebrare gli eventi celesti, in particolar modo l’alba sugli equinozi e sui solstizi. A questa “regola” non fa certo eccezione uno dei più importanti complessi monumentali dell’antico Egitto, il grande tempio di Amon a Karnak, il cui asse centrale è stato orientato con direzione E/O per celebrare probabilmente il solstizio d’inverno ed accogliere il sole nascente. Il fenomeno celeste segnava per gli antichi abitanti delle Due Terre il momento in cui iniziava la stagione della semina, dopo che le acque del Nilo si erano ritirate a seguito dell’inondazione annuale, e rappresentava dunque il concetto di rinascita. Quindi è facile pensare che gli antichi astronomi ed architetti fecero costruire il tempio in modo tale che il sole nascente del solstizio d’inverno ne percorresse l’asse principale: attraversando il viale, per alcuni istanti i raggi del sole brillano tra le alte colonne della sala ipostila e le “accendono”, quasi a ricaricare il luogo sacro ad Amon, il “nascosto” (questo significava il suo nome), della sua energia. 2
Nell’Antica Grecia, il solstizio coincideva con le Poseidonie, celebrazioni ad impronta orgiastica, dove Vino e “Torte afrodisiache” venivano offerte alle celebrazioni riservate alle donne. Le donne passavano anche almeno una notte a bere, a girare nude, esibendo le torte, con in braccio enormi falli, e scambiandosi discorsi sfacciati. Nel frattempo gli uomini accendevano un falò gigantesco, comune a molte celebrazioni del solstizio. Il festeggiamenti riprendevano il giorno dopo. Dappertutto in Grecia, le città ospitavano banchetti pubblici e si sacrificavano animali. I pubblici registri indicano che non si badava a spese, ad indicare l’importanza di queste celebrazioni. Gli edonistici Saturnalia della Roma antica erano sotto molti aspetti un’estensione dei Festeggiamenti in onore di Poseidone.

I Saturnalia erano la ricorrenza più festosa dell’anno. Gli schiavi erano temporaneamente liberi di far quel che credevano, venivano scambiati doni, specialmente candele di cera e piccole immagini o bambole di terracotta, dette sigillaria. Si eleggeva anche una specie di re di burla, Saturnalicius princeps. Poi, intorno al secolo IV gran parte di quelle celebrazioni vennero trasferite al capodanno. Quel clima festoso, su cui regnava Saturno, celebrava la notte “artica”, la notte solstiziale, il momento di passaggio e di rinnovamento annuale in cui si ristabiliscono simbolicamente le condizioni anteriori all’inizio: perciò i riti e le usanze di rovesciamento, “osserva Brelich”, e di “sospensione dell’ordine”, anche ove cronologicamente posteriori, si innestano coerentemente sul corpo più antico della festa»
(1) Origini e significati dei Saturnalia di Alfredo Cattabiani, Centro Studi La Runa (https://www.centrostudilaruna.it/)
(2) Solstizio d’inverno: il sole si allinea ai templi di Karnak, Hatshepsut e Qasr Qarun di Tiziana Giuliani, da mediterraneoantico.it
(3) Poseidon’s Festival at the Winter Solstice , Published online by Cambridge University Press: 11 February 2009